Lo studio in questione parla delle raccomandazioni nutrizionali nel post infezione da COVID-19.
Cosa possiamo trarre dallo studio?
I più attenti, o i più navigati nell’educazione alimentare, noteranno come ciò che viene rappresentato in figura non siano altro che le comuni e consuete abitudini alimentari che una persona dovrebbe seguire nel corso della giornata (racchiudiamole col termine “Dieta mediterranea”)
I 2-3 lt di acqua die; il consumo di EVOO; il consumo cereali integrali e di proteine ad alto VB; il consumo di frutta e verdura.
Insomma, sostanzialmente niente di nuovo.
Cosa possiamo trarre di più particolare dallo studio?
Tra le cose che spiccano maggiormente troviamo:
– Contrastare la sarcopenia/malnutrizione (più evidenti nei pazienti ospedalizzati rispetto quelli non ospedalizzati), dando il giusto apporto di proteine giornaliere condito con della sana e benefica attività fisica (meglio allenamento contro-resistenza). A tal proposito, non sarebbe da sottovalutare una supplementazione con creatina; HMB; proteine in polvere; leucina.
– Aumentare la biodiversità del microbiota intestinale (messo a dura prova dalla terapia farmacologica a cui il paziente è stato sottoposto) consumando fibre prebiotiche (da frutta, verdura, cereali) ed utilizzando alcuni ceppi batterici – rispetto ad altri – che si trovano in probiotici commerciali. Questo argomento è molto più lungo e complicato.
– Contrastare la sindrome da fatica cronica post COVID-19 (quelle sensazioni di malessere generale, stanchezza, fatica, inappetenza e altro, tipiche del post malattia) con supplementazione di vitamine ( Vit C; Vit del gruppo B; Vit D), minerali (magnesio, zinco) e altro ( PUFAs; L-carnitina; coenzima Q10; NAC e altro)
Nello studio, inoltre, vengono suggeriti alcune pratiche che un professionista del settore dovrebbe fare.
Gabriele Sirsi.
Aggiungi commento
Commenti