La vita è spesso ricca di incertezze, fatta di alti e bassi, ma c’è qualcosa che rimarrà tale per tutta la vita: sentirete sempre dire che mangiare verdure e ortaggi di stagione fa bene (a meno che non si abbiano particolari affezioni del tratto GI) e che, non a caso, un loro consumo giornaliero riduce il rischio di mortalità per diverse patologie.
Come potete giustificare ai vostri figli, o nipoti, che tutto ciò che è verde non è poi così male? Perché fanno così bene?
Per le fibre sicuramente, ma anche – o soprattutto?– per i metaboliti secondari che producono.
Tra tutti gli ortaggi, tra tutti i composti, broccoli/cavolfiori ed i loro glucosinolati sono tra i più chiacchierati. I motivi ci sono.
Nell’eziopatogenesi di un tipo di K gastrico ritroviamo:
– consumo elevato di sale;
– infezione da H. Pylori.
Questo batterio spirali-forme (H. Pylori), vuoi un per un motivo (produzione di tossine), vuoi per un altro (flagello, quindi mobilità, quindi capacità di penetrazione), se non eradicato, può creare un po’ di problemi. Perché questa premessa?
Perché questo studio parla del consumo di broccoli con elevata quantità di sulforafano rispetto la colonizzazione di H. Pylori.
Nel RCT condotto su uomini infetti da questo batterio, il consumo di questi particolari broccoli ha ridotto i livelli di due markers diagnostici utilizzati per valutare l’infezione: il sierologico, ma soprattutto l’urea breath test.
Inoltre, si è vista una riduzione sia del pepsinogeno 1, sia del pepsinogeno 2.
Ma perché? Sarà magia, non so!
Comunque qualcosina può sicuramente essere legata alla capacità del glucosinolato sulforafano di modulare un particolare fattore nucleare, chiamato NFR-2, e la sua trascrizione di enzimi antiossidanti di Fase I, ma soprattutto di Fase 2, contribuendo a mantenere una corretta fisiologia cellulare.
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